mercoledì 3 settembre 2014

Imparare a fregarsene

Quanto tempo che non scrivo qui... l'università non aiuta a trovare tempo libero :p
Questo post è uno sfogo personale, che ho deciso di scrivere in Italiano non so nemmeno perché (tanto, se questo blog non lo legge nessuno, a cosa serve scriverlo in Inglese? ahah).

Vorrei solo dire una cosa: imparate a fregarvene. Mi spiego meglio. Non si tratta del solito (e giustissimo) "fregatene di quello che pensano gli altri di te". Più in particolare: avete un familiare/persona cara che ha preso male la vostra omosessualità, non a tal punto da cacciarvi di casa o tagliare ogni rapporto con voi, ma "solo" al punto di cambiare il modo con cui parla e si relaziona con voi? Bhe, non pensate che negandovi la vostra vita, e ciò che volete fare, la situazioni cambi.
Mi rivolgo specialmente a chi vive l'adolescenza/gioventù, ma il concetto è ben più generale.

Uno dei vostri genitori "mette il muso" se uscite con il/la vostro/a ragazzo/a? Chissene frega! Non rinunciate ad uscire con la persona che amate, o anche, semplicemente, non tornate a casa più presto nella speranza di placare gli animi in famiglia. Tanto non servirà a nulla. Una volta fatto coming out, è giunto il momento di vivere appieno la vostra vita. I vostri genitori (o uno di loro) non vogliono sapere cosa fate quando uscite? Fatti loro, voi fate quello che volete, non dovete nulla a nessuno. Sperare che vostro/a padre/madre possa migliorare il loro atteggiamento nei vostri confronti, negando a voi stessi di vivere la vostra vita, è una cosa stupida. Voi siete così, punto. Uscite di casa quando volete, e se a loro non va bene, fatti loro. Prima o poi, forse, se lo faranno andar bene. Ma il modo per migliorare i rapporti con qualcuno che si ama di certo non consiste nel fare quello che loro vogliono.

Dico tutto ciò per espereinza, sia personale che di persone a me care. So cosa significhi trovarsi tra due fuochi. Da un lato c'è il fidanzato, il desiderio di passare del tempo con lui/lei, ed il senso di colpa se gli si nega un'uscita. Dall'altro c'è il padre/madre ecc., ed il sentimento di obbligo nei loro confronti. L'obbligo morale (e non imposto da loro) di tornare a casa prima (per poi rinchiudersi in camera, molto spesso). I sensi di colpa se non si cena a casa, perché chissà cosa starà pensando mio padre. "Forse se torno a casa presto si scioglie..." "però ieri mi ha leggermente sorriso, magari se stasera non esco le cose miglioreranno..." Cazzate!
Siate come siete, fate quel che volete. Se volete stare con il vostro ragazzo/a fatelo, lo dovete non solo a lui/lei, ma soprattutto a voi stessi.
Perché si tratta di voi stessi, del vostro essere, e nessun altro ha il diritto di decidere su di voi.

"Stay as you are"

G.